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Libriamoci 2025 | “All’Osteria del Gambero Rosso”_ASSAGGI di POESIA per POESIE di ASSAGGI 10

Immagine del redattore: Fondazione AlarioFondazione Alario


Anche quest’anno, come di consueto in occasione di “Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole”, ritorna ASSAGGI di POESIA per POESIE di ASSAGGI, un progetto di invito alla lettura - promosso dalla Biblioteca della Fondazione Alario per Elea Velia, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Parmenide” e la Biblioteca del Comune di Ascea - che coniuga la lettura di passi di letteratura - in prosa o in versi - dedicati al cibo alla tradizione enogastronomica locale, in particolare della Dieta Mediterranea.

 

Assai variegato il canovaccio culinario delle passate edizioni: dalle odi “alimentari” di Pablo Neruda agli scritti golosi di Giacomo Leopardi, dagli approvvigionamenti letterari del Don Chisciotte di Cervantes ai “benevoli legumi” di Margaret e Ancel Keys, dalle declinazioni del cibo nel Decameron di Boccaccio alle pagine “affamate” de I Promessi sposi di Manzoni, dalla mensa dei “Vinti” di Giovanni Verga alle storie di gola, fame e sete di “canoscenza” nell’Inferno di Dante, per finire con i miseri stenti e le golose meraviglie di Hänsel e Gretel nella fiaba dei fratelli Grimm.

 

Per la decima edizione di Assaggi di Poesia - riprendendo il claim istituzionale di Libriamoci 2025 “Intelle(g)go… dunque sono” - i nostri affamati lettori saranno "All’Osteria del Gambero Rosso" per raccontare "morsi di fame, liete illusioni e grosse abbuffate” nella favola di Pinocchio, analizzando come il rapporto dei protagonisti con il cibo sia spia del loro modo di essere interiore e del loro rapporto con gli altri e il mondo circostante.

 

Pinocchio è spesso “a pancia vuota”, dovendosi accontentare di miseri avanzi di cibo (“pan secco, un crosterello, un osso avanzato al cane, un po’ di polenta muffita, una lisca di pesce, un nocciolo di ciliegia”): preferisce la frutta sbucciata ma, sull’esempio di Geppetto, impara presto a mangiare anche bucce e torsoli di pere per placare la fame; non patisce le vecce, ma ne fa una grande abbuffata nei momenti di magra; diventa servizievole o accondiscendente, convincendosi a fare qualcosa che non gli va di fare, in cambio di una pallina di zucchero o di un bel piatto di cavolfiore condito con olio e aceto, un pezzo di pane e un confetto; cade svenuto nell’accorgersi che pane, pollastro arrosto e albicocche mature non sono altro che pane di gesso, pollastro di cartone e quattro albicocche di alabastro.

 

La disperazione, il gran dolore e la languidezza di stomaco portano infine il burattino ad abbandonarsi a dolci miraggi e “liete illusioni” di cibo desiderato e mai consumato: l’uovo tondo e bianco con cui preparare una saporita frittata nasconde in realtà un pulcino che spicca il volo dalla finestra, lasciando Pinocchio a bocca asciutta; una libreria piena di canditi, torte, panettoni, mandorlati e cialdoni con la panna diventa il suo sogno proibito, per cui investirebbe duemila, cinquemila, centomila monete d’oro; l’uva moscatella tanto bramata porta il burattino a finire rovinosamente in una tagliola lasciata dai contadini come trappola per le faine; la gran colazione con duecento tazze di caffellatte e quattrocento panini imburrati promessa dalla Fata resta una ricompensa che nessuno mangerà. 

 

“A pancia piena” sono invece il Gatto e la Volpe all’Osteria del Gambero Rosso, alla cui tavola mangiano il superfluo, frutto del raggiro, dello sfruttamento della buona fede altrui e non del proprio onesto lavoro: trentacinque triglie in salsa di pomodoro, quattro porzioni di trippa ripassate tre volte in burro e parmigiano, una lepre dolce e forte, pollastre ingrassate, galletti di primo canto e un cibreino di pernici, starne, conigli, ranocchi, lucertole e uva paradisa. Un’abbondanza di cibo, un eccesso di condimenti, che ben delinea la natura vile, parassita e sregolata del Gatto e della Volpe, truffatori opportunisti dello stolto Pinocchio, che ordina soltanto uno spicchio di noce e un cantuccio di pane e finisce col non mangiare nulla.


Il 21 novembre saremo quindi in compagnia dei protagonisti di una delle fiabe più note della letteratura per ragazzi, che verrà declamata con grande appetito dagli studenti delle classi I^ - sezioni A e B dell’IC “Parmenide”.

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